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DONNE E API

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 Non è la solita iniziativa per spillare soldi, sia pure con intenti nobili e lodevoli: i soldi servono, certo, ma se posto qui il comunicato che pubblicizza l’iniziativa di Legambiente e Osservatorio del Miele è per due ragioni ben precise, più una terza.
La prima è personale, ammesso che si possa dir così: una nostra amica ha avuto l’endometriosi, so cos’è.
E so come le ho rovinato la vita: non ve lo conto chè sono fatti suoi, ma è stato tanto. Perchè nessuno sapeva cos’era e non gliel’hanno diagnosticata mai, anche se lei era sempre in giro per medici e ospedali. Quando finalmente ha risolto la cosa, ha potuto farlo solo con un intervento chirurgico e ormai era troppo tardi per rimediare a tutti i guai che la malattia le aveva provocato.
La seconda ragione è più generale, e in parte risponde anche al post che trovate più sotto, “Ecologia e femminismo”: chè perfino io, che mi interesso di ecologia da sempre, che ho un sacco di motivi miei per tenermi aggiornata sul legame tra salute e ambiente, che appunto sono sensibile all’endometriosi… ecco, perfino io ignoravo che ci fosse una causalità accertata tra gli inquinanti e questa patologia.
 Posto che molte delle riflessioni su “a chi tocca sopportare il peso di un miglioramento ambientale” le condivido in pieno e vado anche oltre, dichiaro subito che, stanti così le cose, preferisco senza dubbio lavare i vestiti a mano che beccarmi l’endometriosi.
Meno provocatoriamente, credo che valga la pena, realisticamente, di lavare l’insalata coltivata senza pesticidi che rischiare di non avere affatto una nipote. Ovvio, poi, che l’insalata vada lavata con chi dovrebbe/potrebbe essere il futuro nonno, metà per uno e pari e patta. Ma se anche così non fosse, credo ci siano priorità che non si possono discutere: piuttosto, discutiamo di più sul come evitare che si trasformino ancora una volta nell’ennesima fregatura per le donne.
Infine, è giusto che l’iniziativa di Legambiente sia in collaborazione con l’Osservatorio del Miele: l’ape è sempre stato uno dei simboli – ovviamente criticabile e strumentale, purtuttavia con una sua parte di verità – dell’operosità femminile e le api, oggi, sono minacciate esattamente dagli stessi inquinanti che provocano l’endometriosi. Anche delle api, in verità, se ne sa poco: ma, insomma, mi pare che in comune fra la moria delle api e l’endometriosi si possa anche indicare la riluttanza dei meccanismi di salvaguardia della specie a continuare a popolare un pianeta malato.
E io penso che a volte noi donne ci rendiamo poco conto – anche se spesso per autodifesa mentale pienamente comprensibile – di come un collasso ambientale ci penalizzerebbe molto di più e molto più profondamente di quanto possiamo immaginare.Chè non si tratterebbe solo di tornare indietro nella divisione dei compiti e nelle fatiche, ma di dover tarpare ogni possibilità di sviluppo – tradizionale e non, dalla voglia di maternità alla possibilità di conciliarla con qualcosa di diverso dalla mera sopravvivenza – delle donne.
Come già raccontato altrove e su Diario di marzo in particolare, le api sono attualmente vittime di una moria e di disordini comportamentali di proporzioni vastissime, che mette a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’umanità:con una profezia attribuita a Einstein, si dice che passeranno quattro anni tra la scomparsa totale delle api e quella dell’uomo. Ma la definizione comprende, purtroppo, anche le donne.
Il comunicato dell’iniziativa, eccolo: 
2 aprile: giornata nazionale per l’endometriosi
Aiutare e sostenere le donne, diffondere informazioni sulla malattia, aiutare lo sviluppo della ricerca. Questi gli obiettivi della campagna per l’endometriosi, promossa dalla Fondazione Italiana Endometriosi, che il 2 aprile celebra la sua giornata nazionale con il sostegno di Legambiente e dell’Osservatorio Nazionale del Miele.
L’endometriosi è un’infiammazione cronica dell’apparato riproduttivo femminile che provoca una crescita anomala dell’endometrio, il tessuto che riveste l’utero. Gli effetti sulla salute delle donne colpite sono invalidanti, spesso devastanti e vanno dall’infertilità a dolori tanto intensi da creare gravi disagi nei rapporti sessuali e nella vita lavorativa. E’ una malattia subdola che si sviluppa in silenzio, ancora poco conosciuta che richiede tempi di diagnosi lunghissimi, è spesso sottovalutata e scambiata per banali disturbi mestruali. Una trasversalità drammatica che colpisce secondo i dati Onu 3 milioni di donne nel nostro Paese, 14 milioni in Europa e 150 milioni nel mondo senza distinzione di età.
Tra le cause dell’insorgenza della patologia l’inquinamento chimico: diossina, policlorobifenili (PCB), polibromodifenileteri (PBDE) e pesticidi.
La correlazione tra le diossine e l’endometriosi è stata dimostrata su modelli animali ed ha portato, prima l’OMS nel 1998 e poi la Scientific Commitee on Food dell’Unione Europea nel 2000, ad includere l’endometrio tra gli obiettivi più sensibili a tali inquinanti. Nell’ambito del programma comunitario per l’identificazione delle sostanze che alterano il sistema endocrino ed immunitario, lo studio di questi contaminanti è stato indicato come prioritario: un primo passo per poter intraprendere le opportune azioni riduttive nell’ambiente.
Da 1° all’8 aprile 2008 sarà possibile inviare un SMS al numero 48584 per donare 1 Euro da telefonia mobile e 2 Euro da telefonia fissa. I fondi raccolti saranno interamente devoluti alla Fondazione Italiana Endometriosi per la creazione del primo Laboratorio Italiano di Ricerca sulla malattia.Legambiente e l’Osservatorio Nazionale del Miele saranno nelle piazze di Torino, Milano, Padova, Genova, Perugia, Roma, Napoli, Palermo per ribadire che la dispersione senza regole e controlli di agenti inquinanti nell’ambiente mette a serio rischio la nostra salute e quella di tutto l’ecosistema. Presso i banchetti di Legambiente potrete ritirare materiale informativo sull’endometriosi, firmare la petizione che la dichiara malattia sociale, gustare dell’ottimo miele.